Viaggio in Georgia - Parte 4 - Strada Militare Georgiana e Kazbegi
Verso il Caucaso Maggiore
La mattina, ignari come sempre dell’orario di partenza del marshrutka, non
abbiamo potuto fare altro che avviarci di buon mattino al piazzale di partenza,
per individuare quello giusto. L’ansia da marshrutka questa volta proveniva dal
fatto che la nostra destinazione, una località di montagna sperduta nel Caucaso
Maggiore, ha due nomi: Stepantsminda e Kazbegi. Il primo è il nome ufficiale,
il secondo è il nome con cui tutti chiamano questa cittadina, posta a pochi
chilometri dalla Cecenia (Russia) e dalla regione separatista (e separata a
tutti gli effetti) dell’Ossezia del Sud. Se avete letto i post precedenti,
sapete quale difficoltà sta nell'interpretazione delle destinazioni scritte
sui marshrutka. Per questo mi ero preparato tenendo in mano uno screenshot
della versione georgiana di entrambi i nomi.
Ma non ce n’è stato bisogno. Individuabili come dei nudisti in chiesa
grazie ai nostri zaini da viaggio e l’abbigliamento a dir poco vistosi, all’uscita
della stazione della metro siamo stati intercettati dal conducente del
marshrutka per Kazbegi.
Tiziano Ferro e Adriano Celentano. Avete sentito? Riguardatevi il video dell’incontro con l’autista, proprio l’attimo in cui ci becca e ci accompagna al minibus. Capito cosa conoscono dell’Italia? Tiziano Ferro e Adriano Celentano. E la mafia. Non è l’unico che durante il viaggio ci dimostrerà di conoscere il Belpaese con questi tre esempi. Vedete che nel Mondo tutto è relativo? Noi crediamo di essere al centro…
Tiziano Ferro e Adriano Celentano. Avete sentito? Riguardatevi il video dell’incontro con l’autista, proprio l’attimo in cui ci becca e ci accompagna al minibus. Capito cosa conoscono dell’Italia? Tiziano Ferro e Adriano Celentano. E la mafia. Non è l’unico che durante il viaggio ci dimostrerà di conoscere il Belpaese con questi tre esempi. Vedete che nel Mondo tutto è relativo? Noi crediamo di essere al centro…
Quel minibus era una trappola
di turisti, visto che anche tutti gli altri compagni di viaggio erano backpackers di
varia provenienza. D’altronde stavamo per percorrere quasi per intero la Strada
Militare Georgiana, già di per sé un’attrazione, passando per Gudauri, la
principale stazione sciistica del Paese, apprezzata anche dagli europei forse
più per lo sci alpinismo e il freeride che per la discesa. Circa tre ore la durata del
viaggio, intermezzata da alcune soste effettuate apposta per i passeggeri (i
marshrutka “non turistici” non l’avrebbero mai fatto), la prima delle quali in
un posto molto bello: la fortezza di
Ananuri. Il castello si trova sulle rive di un enorme lago artificiale, che
però al nostro passaggio è praticamente vuoto. Il paesaggio lunare del fondale
del lago e il tempo un po’ uggioso hanno reso la brevissima visita piacevole.
All’esterno bancarelle con souvenirs classici (tutto il mondo è paese) e una
postazione dove, pagando pochi Lari, potevi farti fare una foto vestito di
tutto punto da combattente svan.
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Ananuri affacciato sul lago (vuoto) Zhinvali |
Terminata la pausa siamo ripartiti, ma per fare poca strada, infatti un senso unico alternato ci ha fermati una buona mezz’ora. Essendo la Strada Militare Georgiana (საქართველოს სამხედრო გზა) una delle principali vie d’accesso al Paese e uno dei pochi modi legali per i russi per entrare in Georgia (è considerato illegale entrare passando dalle regioni separatiste Abkhazia e Ossezia del Sud), il percorso è molto frequentato da camion e TIR. Fare il camionista in queste condizioni significa essere dei piccoli eroi. Infatti l’attesa non aspetta solo noi ma una carovana di automezzi. Scendendo abbiamo scoperto il perché del senso unico alternato: enormi cornicioni di neve ventata invadevano la carreggiata, le buie gallerie anti-valanga erano invase dalla neve, rigorosamente sterrate e con buche degne dei migliori campi di patate. Abbiamo in seguito saputo che la valle compresa tra il passo e il confine russo spesso rimane isolata a causa della troppa neve in strada, e non è mai sicuro che se ne possa uscire nel giro di poco. Tenetene presente nel caso decideste di visitare queste terre.
Kazbegi (Stepantsminda) ყაზბეგი (სტეფანწმინდა)
Kazbegi (1750 m) è il paese più
grande degli ultimi 250 km di viaggio, con circa 2500 abitanti. Anche qui la
ricerca della guesthouse è stata ardua: a fronte delle varie stradine sparse
tra le case, Google Maps ne indicava solamente una. Grazie alla collaborazione
di un girovago olandese che avrebbe condiviso con noi la guesthouse e grazie al
nostro intuito raggiungiamo la destinazione. La padrona era una signora molto
carina che ci ha subito chiesto scusa per il fatto che la porta della stanza era sfondata e
non si poteva chiudere: a quanto pare dei russi che ci avevano preceduti si
erano divertiti. La signora sapeva una buona dozzina di parole in inglese, più
che sufficienti per chiedere la possibilità di cenare. Visto il tempo a
disposizione abbiamo deciso di fare una passeggiata incamminandoci a nord del
villaggio, per avere una vista migliore
sul magnifico e imponente Monte
Kazbek (5.407 m) e sulla chiesa di Tsminda Sameba. Ovviamente senza nessuna
informazione o cartina, ci siamo affidati all’app ViewRanger e al caso (e alla
speranza che il pascolamento intensivo delle mucche avesse fatto da
anti-mina-post-guerra-russo-cecena) e, con grande sorpresa, siamo arrivati su
un incantevole terrazzo naturale dove sorgeva un piccolo monastero con una
microscopica chiesetta. I monaci e i paesani, chi in fuoristrada chi a piedi,
stavano entrando per partecipare alla funzione religiosa. Il silenzio, le aspre
montagne sovrastanti, il superbo panorama, la splendida compagnia: tutto
perfetto!
La sera la padrona, nel farci
entrare nella sua umile cucina, ha fatto sloggiare e nascondere il resto della
famiglia. Non lo abbiamo preso come gesto di vergogna, ma come grande
ospitalità. Una ciotola di minestrina,
dei pezzettini di sgombro e un po’ di formaggio alla piastra sono stati
apprezzati come una cena regale.
Il mattino seguente niente da
fare, nessuna speranza di lavarsi con acqua calda, la signora ci fa capire (ma
l’avevamo capito da soli) che manca la corrente elettrica: niente acqua calda,
niente carica dei cellulari, niente wi-fi. La cosa non ci ha disturbato molto. Dopo
aver acquistato il pranzo del giorno, un pane (il pane georgiano è enorme e
delizioso, con 40 centesimi si pranza in due) senza affettati (non esistono, l’unico
salame che abbiamo tentato di acquistare non ce lo hanno voluto vendere perché scaduto),
ci siamo incamminati verso una delle mete più famose del Paese: la chiesa di Tsminda Sameba (2200 m).
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Consigli per gli acquisti |
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Gergeti, Tsminda Sameba, il Monte Kazbek |
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Tsminda Sameba |
Un cane continua a seguirci, uno ci molla, un altro si aggrega. Impossibile resistere, è stato
più forte di noi e, cercando di evitare le strisciate di neve rimasta, abbiamo
tentato di avvicinarci il più possibile al Kazbek, per ammirarlo nella sua
imponenza. Si tratta di un vulcano dormiente da un paio di migliaia di anni.
Anche qui ci siamo mossi un po’ seguendo le tracce e un po’ ad intuito e allo
stesso modo siamo tornati alla guesthouse per recuperare gli zaini e andare a
prendere il marshrutka per tornare a Tbilisi. Per la prima volta troviamo un
marshrutka con orari e prezzi ben definiti, in questo caso carico di georgiani,
quindi niente tappe, tutto d’un fiato!
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Il Monte Kazbek |
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Gergeti |
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Sulla via del ritorno |
Per chi vuole, alla prossima
puntata!
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