Larici e antiche miniere in Val Comasine e sul Boai
Non si può frequentare la Val di Peio senza fare almeno una volta una piacevole escursione in Val Comasine, incantevole valle sospesa che si affaccia su Peio, arrampicata sul versante settentrionale del Monte Boai. Il pregio naturalistico, paesaggistico e storico di questo luogo è pari alla sua bellezza: si resta incantati di fronte alla lucentezza delle sue acque, allo splendore della enorme varietà di fiori, al profumo dei larici, al fascino delle componenti naturali. È emozionante anche scoprire la storia di questa valletta glaciale: dalla geomorfologia, allo sfruttamento dei giacimenti di ferro, all'utilizzo del larice per produrre il carbone di legna utile per la fusione dei minerali per ricavarne quello che è stato a lungo un prezioso metallo. Ogni passo qui può essere un'esperienza unica ed emozionante!
Le rocce metamorfiche, derivanti da originarie piattaforme calcaree marine, sono qui ricche di ferro sotto forma di magnetite, concentratasi nelle rocce carbonatiche durante la loro trasformazione in marmo. Proprio la magnetite fu a lungo estratta dal cuore di queste montagne (probabilmente già in epoca romana) da minatori provenienti perlopiù dall'attuale Lombardia: ci sono ancora alcune testimonianze di questa attività in alcune costruzioni e soprattutto in alcuni toponimi (Forni di Novale, Fucine...).
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Uno dei grandiosi larici secolari dell'Antico Bosco |
Ma quanto durò l'estrazione del ferro in Val di Peio e in particolare dal Monte Boai?
A dircelo sono i larici. Il larice è la pianta predominante in Val Comasine, e analisi dendrocronologiche (la dendrocronologia è la scienza che si occupa dello studio degli anelli di accrescimento degli alberi) ci hanno saputo dare preziose informazioni. Innanzitutto sappiamo che qui si trovano oltre 100 larici che hanno circa 600 anni d'età. Sappiamo anche che per poter fondere e lavorare il ferro, questo deve essere fuso a temperature elevate, raggiungibili solo con un poderoso fuoco. Camminando nella valle non è difficile scorgere delle "piazzole" nel bosco: qui un tempo venivano costruite le cataste per le carbonaie, dove veniva cioè prodotto il carbone di larice. Ebbene, datando scientificamente gli anelli dai frammenti di carbone è risultato che i più antichi risalgono al 960 d.C., mentre i più recenti non superano il 1460. Ecco dunque che questi indizi ci sanno spiegare qual è stato il periodo più produttivo delle miniere: sicuramente tra l'anno 1000 d.C. e il 1460. Da quest'ultima data possiamo presumere con una certa sicurezza che ogni albero che fu possibile tagliare per alimentare i forni, fu tagliato. Sopravvissero solo i larici più giovani, ancora troppo bassi per essere prelevati, alcuni dei quali sono ancora visibili dopo 600 anni, in vita, nel loro splendore.
Per raggiungere la Val Comasine abbiamo tre principali alternative: dalla località Belvedere, presso Peio Fonti; dall'abitato di Comasine, scollinando al "Camp"; da Vermiglio. Io vi parlerò della via più breve, cioè la prima, dal Belvedere (1435m).
Questa località è raggiungibile da Peio Fonti in automobile. Da qui si imbocca il sentiero SAT n.126, che sale inizialmente piuttosto ripido fino a raggiungere l'imbocco della valle (1894m, circa un'ora di cammino). Affiancato il Rio Val Comasine, lo scenario si fa incantevole: un tappeto di rododendri si fa spazio tra i larici, la pendenza diventa più dolce e nelle radure i fiori rallegrano l'escursionista. Molti sono i larici dalle forme bizzarre, alcuni sono stati colpiti da fulmini, e un'altra cosa che potrebbe saltare all'occhio dell'escursionista attento sono gli enormi formicai che proprio sotto questi alberi vengono costruiti dalla laboriosa formica rufa.
Salendo un altro po' si raggiungono i ruderi della "Malga Vècia", distrutta in un incendio negli anni '30, dove parte anche il sentiero didattico "L'Antico Bosco di Larice", ideato da Fabio Angeli (da cui provengono alcune curiosità che trovate in questo post), lungo il quale dei pannelli illustrativi vi potranno spiegare in profondità la storia della Val Comasine, delle sue rocce e dei suoi larici.
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"Malga Vecia" |
Proseguendo si raggiunge un luogo misterioso: una piccola collinetta è recintata con un antichissimo muretto a secco, la cui funzione è tuttora sconosciuta. Si raggiunge quindi la Malga Val Comasine (2088m), raccordo con la strada forestale che dal Camp porta a Comasine. Salendo fino a Malga Mason (2184m) si incontrano numerosi larici dalle dimensioni grandiose e la ricostruzione di una carbonaia. A questo punto il sentiero si fa meno visibile e, oltrepassato il limite della vegetazione arborea, si fa strada tra gli ultimi arbusti tra cui il rododendro. Da qui in poi è bene fare attenzione ai segni convenzionali bianchi e rossi dipinti sui sassi. Si alternano tratti più pianeggianti a strappi più ripidi, in una prateria alpina regno di marmotta, camoscio e aquila reale (questo rapace nidifica in questa zona ed è stato assai spesso da me avvistato). In circa un'ora e mezza da Malga Val Comasine si raggiunge il Colle di Boai (2588m), dove scende rapido il sentiero per M.ga Saviana, Vermiglio.
Proseguendo in cresta, in una mezz'oretta di sentiero poco visibile ma "obbligato" (da entrambe le parti il pendio è molto ripido, per cui è bene fare un minimo di attenzione in questi ultimi passi), si raggiunge Cima Boai (2685m). Il panorama è mozzafiato: 360° di splendore! Da est a nord si possono ammirare le principali tra le "13 Cime", poi il ghiacciaio del Careser, lo spartiacque con la Val di Rabbi fino a Cima Vegaia. Poi ancora la Val di Sole in quasi tutta la sua lunghezza, il Sasso Rosso, le Dolomiti di Brenta, il gruppo del Giner. Da qui sembra poi di riuscire a toccare con un dito la Presanella e tutto il proseguimento fino all'Adamello. Insomma, la sua posizione centrale ed isolata ne fa una delle cime più suggestive dell'area, nonostante la sua altitudine non elevatissima. Quando ero bambino in cima abbondavano le stelle alpine, ora è molto più raro incontrarle. Salendo è possibile comunque osservare una grande varietà di fiori anche piuttosto rari.
Il ritorno si fa sul medesimo percorso.
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Rododendri lungo la salita |
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Sembra di poter toccare la Presanella con un dito
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M.ga Val Comasine |
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Un tappeto fiorito |
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Antichi larici, molti colpiti da fulmini |
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Giovani mucche ruminano indisturbate |
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Val Comasine e Val di Peio |
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Capra in cima al Boai. Sullo sfondo Cima Vegaia |
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Cima Presanella e Cima Vermiglio |
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Da sx: S.Matteo, Cadini, Rocca S.Caterina, Taviela, Vioz. Ho dimeticato qualcuno? |
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Alta Val Comasine con Cima Forzellina e sullo sfondo il S. Matteo |
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Val di Sole...ci vorrebbe meno foschia per arrivare oltre Croviana! |
Complimenti per la descrizione precisa e ricca di particolari, utile ad ogni escursionista che vuole intraprendere questo percorso.
RispondiEliminaGrazie! Foto bellissime!
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