Istruzione primaria e montagna - 12. Conclusioni
Questa
ipotesi prevede una riduzione della spesa pubblica necessaria per mantenere una
scuola di una località di montagna, garantendo allo stesso tempo un servizio
fondamentale per frenare il processo di spopolamento in atto. Naturalmente non
possiamo pensare alla scuola come unica “ancora di salvezza” per le comunità di
montagna: in una prospettiva di salvaguardia di queste realtà è essenziale
associare a questa proposta altre politiche atte a invogliare gli abitanti a
rimanere, a prendere in mano nuovamente la gestione del territorio e a
mantenere delle tradizioni e delle identità che altrimenti andrebbero
scomparendo. Come spesso accade vengono presi in considerazione solamente i
costi a breve termine, senza pensare al lungo periodo: i costi economici connessi
allo spopolamento della montagna, dei luoghi marginali ed in declino sul lungo
periodo derivano dalla necessità di investire su opere per prevenire il
dissesto idrogeologico (oppure spese di protezione civile in seguito ad una
calamità derivante dal dissesto), dal brain drain, ossia dalla fuga di forza
lavoro altamente qualificata, dal possibile calo di afflusso turistico come
conseguenza di perdita di fascino paesaggistico e culturale e dalla mancanza di
appetibilità per gli investitori turistici. Abbiamo inoltre già affrontato il
discorso sui costi socio-culturali, anch’essi scarsamente presi in
considerazione nel dibattito politico.
In definitiva, partendo dall’analisi qui
affrontata, si sottolinea l’importanza del mantenimento del servizio scolastico
per rallentare il processo di spopolamento montano, da affiancare ad almeno
queste politiche di sviluppo e monitoraggio:
Ø creare
nuove opportunità di occupazione eventualmente decentrando alcune funzioni e
servizi specifici (biblioteche specializzate, musei, strutture di produzione di
alcuni beni specifici, centri ricreativi, ecc.) nelle frazioni o comunque nelle
località più periferiche;
Ø produzione
di eventi culturali e turistici anche nei paesi non centrali;
Ø pensare
ad un nuovo metodo di erogazione dei servizi principali senza arrivare alla
loro soppressione definitiva (centri multi servizi, servizi “mobili”, a turni,
ecc.);
Ø incentivare
l’utilizzo delle nuove tecnologie e in particolare di internet per consentire
l’utilizzo di servizi online e per diffondere il telelavoro come prospettiva
occupazionale (eventualmente incentivare la creazione di veri centri di
telelavoro, completi di servizi come bar e ristorazione);
Ø cercare
di diminuire le cause di spostamento e pendolarismo, offrendo servizi ed
opportunità lavorative in loco;
Ø promuovere
metodi di mobilità alternativi (car sharing, bicicletta, ecc.) e proporre
possibilità di trasporto economiche per i ragazzi più giovani (servizi taxi,
navette su richiesta, disco-bus, ecc.), poiché potenziare il servizio di
trasporto pubblico potrebbe essere costoso in proporzione all’utilizzo;
Ø incentivare
la produzione agricola sostenibile;
Ø incentivare
l’apertura di strutture ricettive sostenibili (Bed & Breakfast, agriturismi,
fattorie didattiche, ecc.);
Ø offrire
opportunità lavorative basate sul presidio del territorio e il ripristino
paesaggistico;
Ø creare
servizi per le donne ed in particolare le madri (asili nido, tagesmutter, ecc.);
Ø disporre incentivi finanziari e "premi di
insediamento" a favore di coloro che trasferiscono la residenza e/o la
sede di lavoro, che pongono in essere interventi di recupero del patrimonio
abitativo, ovvero che avviino un'attività economica, nei piccoli comuni o nelle
frazioni;
Ø promuovere
attività di ricerca e alta formazione nei comuni montani, in cui le Università
potrebbero essere incentivate a localizzare ricerche e corsi di alta formazione
su tematiche legate alle risorse ambientali e culturali dei territori.
Queste
sono solo alcune delle possibili misure da mettere in atto per contrastare
l’abbandono dei sistemi territoriali marginali. Le ricadute sarebbero
apprezzabili solamente sul lungo periodo, ma la conservazione di queste realtà
farebbe migliorare la qualità della vita delle generazioni future e manterrebbe
pressoché intatto, pur tuttavia adattato ai tempi, l’enorme patrimonio
culturale, storico e naturalistico che le montagne ci hanno finora offerto.
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