Istruzione primaria e montagna- 1. Italia, Paese di montagna
INTRODUZIONE
Lo scopo della tesi è indagare sulle molteplici cause dell’abbandono dei piccoli villaggi montani, porgendo particolare attenzione alle conseguenze della chiusura delle scuole primarie in queste aree. Nella prima parte sarà esposto il problema dello spopolamento; successivamente si faranno alcune considerazioni sul rapporto tra abbandono della montagna e mancanza del servizio scolastico pubblico, indicando per quest’ ultimo alcune ipotesi alternative rispetto a com’è stato fin’ora concepito, partendo dall’analisi del caso della scuola parentale di Peio, un paesino nella Provincia Autonoma di Trento che si è opposto alla chiusura della scuola primaria e che ha dato alla luce un servizio scolastico unico nel suo genere.
L’Italia è un paese di piccoli comuni (secondo i primi dati del Censimento ISTAT 2011 oltre il 70% dei comuni ha meno di 5000 abitanti); la maggior parte di essi è classificata come comune parzialmente o totalmente montano[1]: dai dati ISTAT-UNCEM 2008 emerge che il 43,7% dei comuni italiani si trova in montagna e che oltre il 54% del territorio nazionale è costituito da conformazione montuosa e collinare, la quale va a influenzare fortemente la densità della popolazione, molto inferiore a quella delle aree non montane.
Chi ama
frequentare zone di montagna, che sia per turismo, ragioni lavorative oppure
semplicemente per residenza, non può non notare lo stato di progressivo
abbandono che interessa queste aree: villaggi deserti ormai in rovina, abitati
da pochi anziani o frequentati solamente da
villeggianti, pascoli e alpeggi abbandonati, strutture in degrado. Chi è
avvezzo a tornare in montagna da decenni o chi è tornato ora dopo esserci stato
da bambino avrà inoltre sicuramente riscontrato un triste mutamento del
paesaggio e la perdita di vivacità delle località montane.
Lo
spopolamento delle aree rurali oltre a provocare un senso di malinconia, rappresenta una realtà assai più allarmante:
le comunità di montagna rischiano di perdere la propria identità culturale, i
patrimoni storici e culturali si deteriorano perdendo valore, le innumerevoli
tradizioni spesso millenarie spariscono per sempre, le attività economiche
vengono abbandonate. Inoltre aumenta il dissesto idrogeologico, causato dalla
mancata cura del territorio e dall’abbandono
dell’attività di manutenzione dei corsi d’acqua utilizzati in passato per
l’irrigazione. Effetto da non dimenticare e di rilevante importanza, è una
parallela cementificazione e congestione dei centri urbani da cui ne deriva un
progressivo aumento dei problemi di degrado ambientale.
Lo scopo della tesi è indagare sulle molteplici cause dell’abbandono dei piccoli villaggi montani, porgendo particolare attenzione alle conseguenze della chiusura delle scuole primarie in queste aree. Nella prima parte sarà esposto il problema dello spopolamento; successivamente si faranno alcune considerazioni sul rapporto tra abbandono della montagna e mancanza del servizio scolastico pubblico, indicando per quest’ ultimo alcune ipotesi alternative rispetto a com’è stato fin’ora concepito, partendo dall’analisi del caso della scuola parentale di Peio, un paesino nella Provincia Autonoma di Trento che si è opposto alla chiusura della scuola primaria e che ha dato alla luce un servizio scolastico unico nel suo genere.
L'abbandono dei villaggi di montagna. |
Peio Paese, Val di Sole, Trentino. |
I. ITALIA, PAESE DI MONTAGNA
L’Italia è un paese di piccoli comuni (secondo i primi dati del Censimento ISTAT 2011 oltre il 70% dei comuni ha meno di 5000 abitanti); la maggior parte di essi è classificata come comune parzialmente o totalmente montano[1]: dai dati ISTAT-UNCEM 2008 emerge che il 43,7% dei comuni italiani si trova in montagna e che oltre il 54% del territorio nazionale è costituito da conformazione montuosa e collinare, la quale va a influenzare fortemente la densità della popolazione, molto inferiore a quella delle aree non montane.
Tabella 1. Il numero di
comuni italiani montani e non montani, 2011
|
||
Comuni
|
v.a.
|
%
|
Montani
|
3.538
|
43,7%
|
Non montani
|
4.554
|
56,3%
|
Italia
|
8.092
|
100,0%
|
Fonte:
elaborazione IFEL – Dipartimento Economia Territoriale su dati Istat, 2011
|
Un
altro dato importante riguarda il numero dei comuni italiani montani per classe
demografica: la maggior parte di quelli con meno di 2.000 abitanti è
classificato come totalmente montano (64,5%, vedi Tabella 2).
Tabella 2. Il Numero di
comuni italiani montani e non montani, per classe demografica, 2011
|
||||
Classe di ampiezza demografica
|
Montani
|
Non montani
|
||
v.a.
|
%
|
v.a.
|
%
|
|
0 – 1.999
|
2.272
|
64,5%
|
1.249
|
35,5%
|
2.000 – 4.999
|
886
|
41,0%
|
1.276
|
59,0%
|
5.000 – 9.999
|
253
|
21,2%
|
939
|
78,8%
|
10.000 – 19.999
|
91
|
13,0%
|
610
|
87,0%
|
20.000 – 59.999
|
32
|
7,8%
|
380
|
92,2%
|
60.000 – 249.000
|
4
|
4,3%
|
88
|
95,7%
|
>=250.000
|
0
|
0,0%
|
12
|
100,0%
|
Totale
|
3.538
|
43,7%
|
4.554
|
56,3%
|
Fonte:
elaborazione IFEL – Dipartimento Economia Territoriale su dati Istat, 2011
|
[1] Il carattere di
montanità del comune è stato definito dalla legge 25 luglio 1952, n. 991,
art.1: “sono considerati territori montani
i Comuni censuari situati per almeno l'80 per cento della loro superficie al di
sopra di 600 metri
di altitudine sul livello del mare e quelli nei quali il dislivello tra la
quota altimetrica inferiore e la superiore del territorio comunale non è minore
di 600 metri ”; per la definizione viene tenuto conto anche il
reddito imponibile medio per ettaro. Secondo la legge, la Commissione censuaria
deve compilare e mantenere aggiornata la lista di questi comuni; sebbene questo
articolo sia stato abrogato dall'art. 29, L . 8 giugno 1990, n. 142, la lista dei
comuni montani è rimasta congelata alla data di entrata in vigore della nuova
normativa (legge sulle Comunità Montane).
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