La Neve

La neve

Pista di sci di fondo a Vermiglio.
In montagna un inverno senza neve non è la stessa cosa. E' attesa non solo perché si trova  ad essere alla base dell'economia delle località turistiche legate agli sport invernali, ma soprattutto perché il paesaggio innevato regala una magia unica, il suo silenzio e il suo candore fanno sentire meno il freddo, la sua presenza è il simbolo di una stagione difficile ma che sa essere comunque gioiosa. E' il grande divertimento dei bambini che non aspettano altro che creare pupazzi e "fortini", che si lanciano con bob, slitte e sci giù dai pendii; è invocata dagli amanti degli sport invernali e dagli operatori turistici; è un forte fattore di selezione naturale per le varie specie animali; può essere fonte di pericolo sotto forma di valanga e comportare disagi alla viabilità quando giunge inaspettata o in quantità straordinarie. La neve è questo e molto altro!!

Ma di cosa è fatta la neve?

E' opinione diffusa che la neve sia semplicemente acqua che, raggiunta una certa (bassa) temperatura, si congela e cade a terra con le sembianze di un "fiocco". In realtà non è proprio così: il viaggio di un fiocco di neve inizia molto lontano ed è interessato da numerose leggi fisiche che cercherò di semplificare e riassumere.
Innanzitutto bisogna partire dalle nuvole, da dove i fiocchi iniziano la discesa. Le nuvole sono composte principalmente da microscopiche goccioline d'acqua sospese nell'aria. Esse derivano dalla condensazione (= trasformazione dallo stato gassoso a quello liquido) del vapore acqueo, un gas invisibile presente nell'aria che ci circonda. La condensazione avviene tramite il raffreddamento della massa d'aria: assistiamo a questo processo ogni qualvolta troviamo il vetro bagnato. Infatti il vapore acqueo a contatto con il vetro freddo si condensa. Affinché le nuvole possano formarsi c'è bisogno anche di minuscole particelle di polveri chiamate nuclei di condensazione o aerosoli. Si tratta di polveri provenienti da eruzioni di vulcani, da particelle saline derivanti dall'evaporazione degli oceani ma anche di polveri industriali e pollini. La condensazione è connessa alle condizioni di saturazione :  infatti la quantità di vapore acqueo che può essere contenuta nell'aria varia in base alla temperatura (più l’aria è fredda, meno essa può contenere acqua) e raggiunta la saturazione la quantità in sovrappiù viene condensata sotto forma di goccioline liquide.

Cristallo di neve al microscopio. (da Wikimedia)
Le polveri sospese nell'aria possono però divenire anche nuclei di congelamento: senza queste particelle l'acqua congelerebbe (congelamento o solidificazione: dallo stato liquido a quello solido) attorno ai -40°C, mentre le particelle permettono questo processo di trasformazione già alla temperatura di -12°C. L'unione di queste goccioline con il nucleo di congelamento porta alla nascita di quello che viene chiamato germe di ghiaccio, praticamente "l'embrione" di quello che diventerà il cristallo e poi eventualmente il fiocco di neve. I germi di ghiaccio, di forma esagonale, in particolari condizioni di temperatura e pressione, si accrescono per effetto della sublimazione del vapore in eccesso, unendosi a sempre più goccioline e ponendosi sempre secondo lo "schema a 6": ecco il perché della regolarità della tipica struttura di quello che si usa chiamare fiocco, ma che chiameremo più correttamente cristallo. Eventualmente particolari condizioni come variazioni di temperatura e vento potrebbero mutarne la forma prima di raggiungere il suolo. 
Alcuni cristalli di neve isolati e altri aggregati in fiocchi

Quando nevica?

Nevicata in Val di Peio
Naturalmente il cristallo ingrandendosi sempre più aumenta la propria massa fino a quando non cade verso il basso. A questo punto la temperatura presente tra le nubi e il suolo gioca una parte determinante. Se la temperatura incontrata è piuttosto fredda, solitamente inferiore ai -5°C, i cristalli, soli o aggrovigliati con altri in fiocchi di neve, sono leggeri, secchi e contengono molta aria: è la neve che si usa chiamare "farinosa", difficile da appallottolare e molto amata dagli sciatori.
Se le temperature sono superiori ma comunque sotto zero o prossime ad esso, la neve è più umida e pesante e tende molto più ad unirsi in grossi fiocchi. Nel caso in cui la temperatura tra nubi e suolo sia superiore allo zero i cristalli si fondono (fusione= dallo stato solido a quello liquido) e diventano pioggia.


La neve artificiale.

Cannone per l'innevamento artificiale



Quando il cielo sembra non concederci nevicate oppure queste non sono sufficientemente abbondanti, i gestori di impianti di sport invernali (principalmente sci alpino ma anche sci di fondo) si vedono costretti a "produrre" la neve per poter garantire l'innevamento necessario all'apertura delle piste. In assenza dei cosiddetti cannoni spara neve molte località turistiche invernali sarebbero state chiuse da tempo: il progressivo aumento delle temperature medie ha innalzato il limite di quota delle nevicate. Nevicate che in alcune annate possono persino stentare ad arrivare.
Acqua vaporizzata e aria compressa per creare il germe di ghiaccio
Questi cannoni possono essere utilizzati solo con temperature inferiori ad almeno -5°C (alcuni cannoni più moderni anche a temperature più alte, quelli più vecchiotti a temperature più fredde) e il loro funzionamento consiste nello "sparare" acqua nebulizzata (quindi in goccioline minuscole) con aria compressa. Queste goccioline a contatto con l'aria gelata diventano quasi immediatamente dei granelli di ghiaccio, e una volta proiettati verso l'alto fungono da germi di ghiaccio, andando ad imitare il processo della neve naturale ma in modo molto più rapido. Sia la temperatura che l'umidità nell'aria devono essere basse per favorire la formazione della neve ottimale. Questa neve una volta caduta al suolo avrà caratteristiche fisiche diverse da quelle della neve naturale, legate soprattutto alla maggiore densità della prima. 
Se l'innevamento artificiale in sempre più casi è il "salvatore" delle aree sciistiche e quindi di tutte le attività legate al turismo (ad esempio anche un artigiano dell'edilizia è coinvolto, vista la presenza di strutture ricettive da modernizzare e sistemare), la diffusione massiccia di questa pratica può avere diversi effetti sull'ambiente:
  • grandissimo consumo di risorse idriche (si dimostra essere necessario costruire dei laghetti artificiali per raccogliere l'acqua da utilizzare nel periodo invernale). Da tenere presente è che il consumo d'acqua durante l'inverno viene successivamente riversato nell'ambiente in primavera con la fusione della neve. L'importante è non prelevare l'acqua dalle falde acquifere (rubiamo acqua potabile ma in primavera l'acqua di fusione non lo è) e non prosciugare torrenti e laghi naturali;
  • inquinamento acustico;
  • sbancamento del terreno per la costruzione degli impianti e bacini artificiali;
  • la maggiore densità e la lunga permanenza della neve artificiale può avere risvolti negativi sulla crescita del manto erboso sottostante.
Grosso mucchio di neve artificiale
Le sempre più moderne tecnologie e la crescente considerazione nei confronti dell'ambiente stanno però rendendo sempre più sostenibile questa attività, diminuendo gli impatti negativi sulla natura. 
E' importante al contempo considerare questa pratica come un'integrazione alle naturali nevicate, o in casi eccezionali (periodi di siccità, ecc.) un salvataggio per le attività invernali. Ma non può diventare un"accanimento terapeutico", il cercare di mantenere in vita qualcosa che purtroppo è destinato a morire. Dove le condizioni meteorologiche e climatiche non possono più garantire nemmeno un inverno senza l'unico utilizzo degli impianti di innevamento, forse sarebbe bene mettersi nell'ordine delle idee di dover convertire le attività economiche di quella località o di pensare a un altro tipo di turismo. Tra l'altro i sempre maggiori costi dell'innevamento provocano un innalzamento delle tariffe a carico degli sciatori o chiedono la necessità di ricevere grossi contributi di denaro pubblico.

Ci suono luoghi in cui la neve copre per mesi migliaia di kilometri: la steppa del Kazakhstan ne è un esempio.
La speranza per tutti noi maestri di sci e di tutti gli amanti degli sport invernali è che ogni anno ci siano abbondanti nevicate e che la tecnologia renda sempre più sostenibile l'innevamento artificiale! Per quanto riguarda i costi economici, più gente viene a sciare e più si riescono ad ammortizzare...quindi tutti a sciare!!




La formazione della neve è quindi molto più complessa di quanto solitamente si pensi. Ma la sua vita non si conclude una volta raggiunto il suolo. Qui iniziano moltissime diverse trasformazioni (metamorfismi), di cui parlerò sicuramente in un altro post.



Sopra: nei centri abitati c'è il problema della rimozione della neve. In Ucraina si fa così.


Sci di fondo nella patria di questo sport: la Norvegia

In Norvegia la neve di certo non manca...e crea giochi di luce che inebriano in cuore

Sulla neve bisogna anche muoversi. A Lillehammer si usa fare così.

Distese di neve in Svezia



Giochi di luce al tramonto (ore 14) a Vuokatti, Finlandia

Alberi coperti dalla neve e dal gelo in Finlandia

Paesaggio a Vuokatti, Finlandia

Pista da fondo su un altipiano finlandese






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